Alfredo Verdile
pittore, scultore, artista
Vico III Triggio, 19 cell. 3404759100
alfredoverdile@virgilio.it

 
pagine visitate 85

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Alfredo Verdile - Pittore, artista Benevento
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Critica


Dell'arte di Alfredo Verdile
di Francesco Morante 

Della pittura di Alfredo ciò che colpisce è soprattutto il colore.

Un colore che si fatica a decifrare, ma che affascina per le sue mutevoli ed infinite varietà. Lo si ammira con un senso di "deja vu" che costringe ad interrogare la propria memoria alla ricerca di sensazioni dimenticate.  Sensazioni sfuggite alla nostra razionalità che si affanna a recepire spiegare ricordare immagini, ma che non sa più godere del piacere della visione. Piacere che, invece, in età più innocenti ed infantili, si dava nella sua pienezza.

Perché l'occhio era vergine, perché la mente era meno logica, perché il desiderio si colmava in un solo istante. I colori di Alfredo riempiono l'occhio in maniera sensuale, trasmettono sensazioni forti, che arrivano ai ricettori nervosi senza passare per la mente.

E ci costringono ad un diverso percorso interpretativo. Quasi inaspettato.  Perché l'arte contemporanea sembrava interrogarsi solo sui segni.  Su quel gioco, sottilmente e solo cerebrale, di riconoscere i primordi, come base del tutto, nell'essenzialità del segno.

Neppure il disegno, come astrazione mentale per la costruzione logica di forme e volumi, ma solo il segno, come ideogramma di una nuova logica né verbale né visiva. Solo mentale.

Perché vuole spogliarsi della Cultura, senza però dimenticarla.

E, coerente con le premesse, usa i colori come alfabeto simbolico, non come sensazione della visione.

Ed invece i colori d'Alfredo parlano un linguaggio del tutto diverso. Sono in presa diretta con la realtà. Sono la rappresentazione stessa della sensazione. Non tutta, però.  Mancando di quei passaggi tonali, che trasformano il colore il colore in luce, i cromatismi sono quasi sempre di superficie, raramente spaziali.

Trasformano e semplificano, per arrivare all'eleganza dei rapporti delle misure delle proporzioni delle simmetrie, tutte risolte sul piano del quadro. Anche nella serie di nudi, la simulazione spaziale dei corpi è tutta negli impasti cromatici, alla Cézanne, non nella gradazione chiaroscurale.

Per similitudine, anche la produzione plastica segue lo stesso percorso.  Le sculture non sono a tutto tondo. Sono dei bassorilievi contorti su se stessi, a creare una rappresentazione che si muove nello spazio, ma che rimane essenzialmente piana. E nelle asperità superficiali del piano si addensa il colore, trasmettendo la sensazione tattile della materia grezza e vitale.

Resterebbe da parlare dei soggetti. Ma, per paradosso, sarebbe come uscire dalla pittura, dalla scultura, per entrare in un terreno che con l'arte visiva ha poco da spartire.

I nudi sono fin troppo realistici, i paesaggi, veri o presunti, eccessivamente decorativi.  La comunicazione, quindi, è, o vuole essere, provocatoria.  Ma i discorsi si intrecciano e si ripetono in infiniti rimandi. Sempre.

Sono il continuum del nostro agire quotidiano, che, per la verità, riesce a inventarsi ben poco di nuovo. Se non scoprire, o riscoprire, nella pittura e nella scultura di Alfredo Verdile, un diverso modo di rappresentarsi. Rinunciando, finalmente, alla dittatura della parola, per cercare, e trovare, le immagini nella loro piena e totale autonomia.

Francesco Morante

 


 La ricerca del vero di Alfredo Verdile
di
Carmelo Bonifacio Malandrino 

Credo che sia questo l'assunto nella ricerca pittorica di Alfredo Verdile: la ricerca del vero. Come deve essere d'altra parte lo scopo della vita di ognuno.  L'artista lo fa mettendosi a confronto con quello che sente e quello che vede, con quello che appare dentro il suo io e quello che resta di fuori.

E lo fa con forme e colori. E come e secondo le letture sue interne e le letture delle cose esterne, così trasferisce in soggetti-oggetti le sue conoscenze di gioia o tristezza, di drammi o di vicende comiche.

In alcune sculture di terracotta colorata Verdile rappresenta momenti di grande tensione psicologica, addirittura sembra sia preso dal terrore della scoperta di un dolore inspiegabile e tremendo: certe bocche esasperate nel grido, occhi cicatrizzati in una smorfia disumana, danno a vedere quale percorso ha attraversato nel suo cammino, che è la vita.

E poi, tra tanti sprazzi di paesaggi a colori sgargianti, in cui fulminee lame di verdi e di gialli cercano spazi nel cielo aperto, eccolo arrivare alla donna nuda.  Mi sembra che sia un approdo a una richiesta di spiegazioni: perché ci hai messo al mondo? I colori dicono rabbia e fiducia. Come se l'artista dicesse: devo ancora convincermi che tu sei la bellezza che ci vuole fare felici.  E credo che Verdile, ancora giovane, arriverà alla scoperta della vera ragione per cui viviamo. Arriverà a stupire che l'armonia delle forme femminili siano come un dettato di conoscenza di tutte le cose.

La vita non può essere odio, violenza, tortura: la vita deve essere amore e luce. La bellezza della donna, a cui si riportano tutte le altre bellezze della terra, sarà come un libro in cui si leggono le definizioni dell'arte del Creatore. L'armonia delle forme è dunque la legge dei suoni e dei colori, delle masse e delle linee attraverso cui passa la gioia della contemplazione.

E il vero artista arriva, anche se con fatica e lotte continue, alla gioia della contemplazione, se nel suo impegno di uomo ha voluto cercare la verità. Poiché la bellezza e verità e bontà sono la stessa faccia del premio che corona la vita, di cui ha cercato di non vivere invano, anche attraverso le forme e i colori.

Carmelo Bonifacio Malandrino

 

 


 

Mutazione e permanenza
di Luigi Meccariello

Tutta la produzione artistica di pittore e scultore, pur nell'alterna variabilità delle tematiche avverte e conserva un costante riferimento ai valori della vita.

"Forse la vita è un sogno o un'illusione: mi può star bene purché sia avventurosa e ricca di sapore". E Verdile questa sua "avventura" la trasferisce sulle tele dove il "sapore" diventa colore e si "solidifica" nelle forme.

La filosofia della vita di quest'artista "schivo", ma essenziale e leale nei rapporti umani, trova il conforto del "vivere ritrovato" nell'esperienza artistica dove paesaggi, oggetti e figure assumono la connotazione di un impegno politico-esistenziale.

Mutevole nella sua idea del mondo, il pittore trasferisce nelle sue opere il suo macellato senso tragico dell'esistere.  Le "maschere" e i "volti scarnificati" nella loro significazione comunicativa manifestano un'inquietante ambiguità.  La dimensione cupa non smorza comunque un'impercettibile e labile presenza di speranza.

Ma Verdile è anche il poeta degli stati d'animo. Passa infatti, con estrema duttilità, da una pittura quasi monocromatica a quella della luce. Quasi a riapprodare al desiderio della serenità e degli affetti. Dalla "vita in salita" egli si incammina spesso, "viandante solitario", alla ricerca di "affetti impossibili". Verso l'oasi dove l'animo assetato di umanità trova ristoro.

Allora La pittura si fa solare e la "luce dei verdi, dei rossi, dei gialli dà carattere agli oggetti e alle figure. La luminosità cromatica si allinea con la raffinatezza tecnica e si realizza così un ovattato senso di quiete, di quella quiete che è meditazione e sogno insieme. Ma quando Verdile affronta tematiche più impegnative sul fronte sociale e psicologico allora le composizioni si tengono in bilico, quasi in un miracoloso equilibrio, tra analisi della" visione ottica" e stato d'animo sempre mutevole e perciò sempre affascinante.

Verdile spesso realizza una pittura formale in cui prevalgono e dominano le figure femminili, le cui forme richiamano un simbolismo primitivista ti tipo auguiniano, anche quando il plastico rifacimento delle figure fa nascere un insolito quanto sperimentale rigore compositivo.

Il Maestro conserva sempre il tocco della genialità che si risolve nell'armonia volumetrica della composizione.  Ma dove il "linguaggio" dell'artista diventa lucido e trasparente è nei "paesaggi" e nelle "nature morte".  Allora la realtà diventa emozione e tutto si sprigiona attraverso l'uso equilibrato e delicato dei toni cromatici.  Dunque l'itinerario artistico verdiliano, pur nella sua varietà, conserva un sottile filo conduttore che si riconosce nel "reale trasfigurato" nel suo momento onirico.

Quella di Verdile è una demiurgica invenzione di forme e di colori in cui la creatività si manifesta spesso nella minuta, paziente e talvolta "trasgressiva" ricerca stilistica. Egli infatti pur essendo un buon "miniaturista" e raffinato disegnatore si muove spesso tra esplosione volumetrica delle forme e astrattismo formale.

Tutto il percorso, complesso e apparentemente contraddittorio, ma consequenziale del mutevole reale (la coerenza, se ottusa rischia di sclerotizzare l'intelligenza) approda ad un'arte la cui la realtà diviene processo di captazione dei "segreti" che stanno dentro le cose.  Quando la pittura del Nostro è connotata dal tema della luce delicata e sognante, allora il suo linguaggio penetra nell'anima e risveglia momenti di sogno. Alcuni Squarci abbaglianti di luminosità dei suoi paesaggi si stemperano sempre in una visione della realtà i cui bagliori hanno la funzione del rifiuto dell'oggettività.

Quando affronta invece la tematica delle "nature morte" allora gli oggetti diventano simboli di rivisitazione memoriale delle cose, resuscitate da un tentativo di riproposizione classicheggiante e accademico. Le armonie dei contrasti cromatici vengono amalgamati dal tratto sicuro del disegno e assumono le connotazioni di elementi complementari alla composizione. Pittore meridionalista, Verdile porta sempre con sé, nella profondità della sua cultura, la sua beneventanità.

Una qualità questa che ha dato una specificità ad un gruppo abbastanza numeroso di artisti, che, in quest'ultimo scorcio di secolo, hanno caratterizzato l'arte contemporanea nazionale ed internazionale.  E' come se si fosse aperto il "recinto solare" dell'arte in cui erano "rinchiusi" le genialità artistiche del nostro tempo e, "liberi i gabbiani", avessero intrapreso il volo di Icaro, ma non con le ali di cera.

Luigi Meccariello




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